Alternative: la diagnosi prenatale invasiva
L’
esame prenatale non invasivo che analizza il DNA fetale presente nel sangue materno, è solo una delle opzioni per la gestante per determinare il rischio di patologie cromosomiche durante la gravidanza.
Esistono diversi altri screening effettuabili in questo periodo.
In particolare, un’indagine citogenetica più approfondita può essere ottenuta mediante
“diagnosi prenatale invasiva”, che può essere eseguita su
villi coriali o
liquido amniotico.
Il
prelievo dei villi coriali (tessuto placentare che, pur essendo separato dal feto, ne contiene lo stesso DNA), o villocentesi, è effettuato tra la 11^ e la 12^ settimana di gestazione e consiste nel prelievo, sotto controllo ecografico, di un piccolo campione di villi coriali mediante una puntura attraverso l’addome materno.
Tale prelievo comporta un rischio di aborto inferiore al 2%.
L’esame citogenetico viene condotto dal DNA estratto dalle cellule fetali contenute nei villi coriali.
Il
prelievo del liquido amniotico, o amniocentesi, viene eseguito mediante puntura transaddominale ecoguidata tra la 16^ e la 18^ settimana di gravidanza e comporta un rischio di aborto inferiore all’1%.
In questo caso, l’esame citogenetico viene condotto sulle cellule fetali presenti nel liquido amniotico.
Le suddette indagini possono inoltre fornire un'analisi cromosomica completa del feto e sono fortemente raccomandate, in particolar modo, alle gestanti con età superiore ai 35 anni.
Vai a: Confronto con la diagnosi prenatale invasiva
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